Cari lettori e care lettrici di Los Gimmis,
buongiorno e buon lunedì! Come sta andando?
Come sta andando la vita in generale, che è una domanda magari inflazionata e pure un po’ banale. D’altronde è risaputo: semplici e un po’ banali ― io direi quasi prevedibili e sempre uguali ― sono fatti tutti così gli uomini e l’amore. Comunque ve l’ho chiesto con sincero interesse, spero stiate bene o perlomeno non troppo male.
Come sta andando l’estate, stagione delle angurie e delle pance scoperte. Questa non è una frase di una canzone, ma me la sono inventata così su due piedi.
Come sta andando con Los Gimmis. A luglio siamo arrivati alla newsletter numero cento, scritta per l’occasione da una persona speciale, e a settembre facciamo due anni. Evviva! Due anni con una nuova pubblicazione ogni settimana. Due anni sono due anni. Due rivoluzioni terrestri. La durata di una Magistrale. Il tempo che passa da un Mondiale a un Europeo. Due anni fa era l’estate con “La dolce vita” ovunque e purtroppo non parlo del grande album di Danien & Theø. Due anni fa losgimmis.substack.com non esisteva e prima cosa si faceva nelle mattine d’inverno, nelle lunghe attese prima di scendere dal treno?
Oggi si fa una delle mie attività preferite in assoluto, ossia dare consigli non richiesti. Ma non consigli del tipo: “Compra macchine e immobili che vai sul sicuro”, anche perché non so se è vero, o “Non abbinare vestiti neri e blu”. Che poi questo non è manco un consiglio, è proprio l’abc del buon gusto. Ovviamente sto scherzando, però voi diffidate sempre e comunque da chi vi dice una cosa e un secondo dopo tira indietro la mano e dice che sta scherzando. Dietro ogni scherzo c’è una mezza verità. Diffidate anche da chi se ne esce a caso con queste frasi fatte e assolutorie. Quindi diffidate pure da me. Gli scrittori sono dei bugiardi, io in primis.
“Quello che vi consiglio” è una manciata di consigli musicali sulla base di nessuna competenza musicale, in altre parole: canzoni che mi piacciono (e che vorrei che tutto il mondo amasse alla follia tanto quanto le amo io).
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Je sto vicino a te
Artista: Pino Daniele
Album: Pino Daniele
Anno: 1979
“Je sto vicino a te” apre il secondo album di Pino Daniele, destinato a diventare un classico della musica italiana. Il disco contiene alcune tra le tracce più celebri del cantautore e polistrumentista napoletano, come “Je so’ pazzo”, “Chillo è nu buono guaglione” (se i film di Almodóvar fossero una canzone) e la stessa “Je sto vicino a te”. Pur capendo il napoletano a spizzichi e bocconi, in italiano il titolo sarebbe “Io sto vicino a te”. Livello di traduzione: Duolingo, ma ci siam capiti. Potrei soffermarmi sui suoni, sull’arrangiamento, sulla voce e invece non lo farò dato che non ne so niente. L’unica cosa che so è che la canzone è bellissima e parla dentro. La scrittura è semplice, quasi essenziale, ma così calda ed evocativa. Vedi tutto e quello che non vedi lo immagini, lo senti. Quando Pino canta, ti emozioni e pensi alle persone che stanno vicino a te. Pensi a quelle persone che stanno vicino a te quando cadi, sulla salita, fino a che non dormi.
Sto vicino a te perché il mondo è sporco. E non cercare di sapere, meglio che dormi.
Un paio d’anni fa (e torniamo sempre a due anni fa) abbiamo regalato quest’album in vinile a Simon. In quel periodo l’ho ascoltato per la prima volta e ho sentito qualcos’altro di Pino Daniele, che da piccolo confondevo con Pino Insegno. Sarà stato per lo stesso nome, non so. Poi l’estate scorsa Ric mi ha fatto conoscere “Sara non piangere”, canzone che Pino Daniele ha dedicato alla figlia. Ci siamo messi a cantarla col finestrino basso, tornando a casa dopo aver preso le pizze. Che bel momento. Poche ore dopo Matteo sarebbe stato sommerso di uova, sporcizia e nefandezze varie durante la lettura del suo papiro di laurea.
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Kingston
Artista: Faye Webster
Album: Atlanta Millionaires Club
Anno: 2018
Ho capito sarebbe diventata una delle mie canzoni preferite dai primi dieci secondi. Faye Webster comincia a cantare senza base e dopo poco attaccano tutti gli altri strumenti, senti una brezza piacevole che ti avvolge. Hai presente quando mangi la prima fetta di una pizza golosa, come una prosciutto cotto e patatine fritte? O di quando ti fai una doccia calda? Ecco cos’è questa canzone per me, il piacere è lo stesso. Non mi ricordo come l’ho scoperta, forse mi è comparsa tra i consigliati di YouTube però è stato amore a primo ascolto. L’inizio è veramente magico.
The day that I met you I started dreaming.
Questa frase, detta con quella voce soffusa e con quella dolcezza, mi scioglie ogni volta. “Kingston” è veramente un cioccolatino, uno di quelli che trovi sulla credenza quando vai a casa dei tuoi nonni. Doccia, pizza, cioccolata: abbiamo paragonato questa canzone a un po’ di tutto, ma va bene così. Una canzone d’amore che paragono a tutte le cose che amo.
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Heart of gold
Artista: Neil Young
Album: Harvest
Anno: 1972
Anche questa canzone potrebbe rientrare in un’ipotetica lista di amore al primo ascolto, già solo l’inizio mi aveva conquistato Probabilmente maggior successo di Neil Young dove l’artista canadese, oltre a cantare, suona sia la chitarra che l’armonica. La canzone è stata omaggiata da molti altri cantanti, da Johnny Cash a Bon Iver, e secondo me più passa il tempo e più acquisisce lo status di classico. Una canzone che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire. Il mio commento su “Heart of gold” in senso stretto finisce qui, a me la voce di Neil Young piace molto. E fin qua siamo d’accordo. Per me questa canzone è speciale per un altro motivo.
Durante le superiori la mia professoressa d’inglese, una persona buonissima, ci aveva fatto ascoltare questa canzone per conoscere lessico e pronuncia di alcune parole. O forse ce l’aveva fatta ascoltare perché è un capolavoro, chi lo sa. Ci faceva ascoltare delle canzoni per imparare meglio l’inglese, dai canti popolari agli Iron Maiden. È stata una grande insegnante. Era giovane e sapeva un sacco di cose, si vedeva che era appassionata al suo mestiere. Ci ha dato consigli veri, autentici (altro che abbinare blu e nero), ci ha raccontato della sua vita e di quando girava il mondo facendo la traduttrice. Ci parlava della sua cover band di musica irlandese, di cui era voce, e di quanto fosse importante la costanza per saper suonare bene la chitarra: «Basta poco, anche solo mezz’oretta al giorno».
L’ultima volta che l’ho vista è stato all’esame di maturità.
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Glicine
Artista: Carl Brave
Album: Coraggio
Anno: 2020
Che “Polaroid” di Carl Brave e Franco126 sia uno dei migliori album italiani degli ultimi anni (fonte: me medesimo) è opinione nota e risaputa. Spensieratezza, gioventù, Roma: cosa chiedere di meglio dal primo (e ultimo, purtroppo o per fortuna…) disco del duo di Trastevere? “Polaroid” è un vero e proprio debutto generazionale, un viaggio senza meta dove ci siamo persi tutti e tutte almeno una volta. I sogni, le ambizioni, gli aperitivi, la macchina in riserva e Mamma Roma ― meglio ripetersi. Dopo la rottura del sodalizio artistico per motivi mai ben precisati, Carl Brave e Franco126 hanno intrapreso due carriere soliste diverse. Non saprei chi dei due abbia raggiunto più notorietà nel mainstream però, oltre a non essere importante, secondo me Carl Brave è sempre stato parecchio sottovalutato sia come autore che come produttore. Lo stesso Carl Brave ha prodotto “Apnea”, uno dei maggiori successi di Rkomi del periodo pre “Taxi Driver”.
“Glicine” è una delle mie tracce preferite dell’artista romano. Qui troviamo melodie pop con una scrittura molto spontanea e colloquiale. Nonostante la storia d’amore, tema che alla lunga può risultare ripetitivo, secondo me l’originalità di Carl Brave qui e in altre sue canzoni (come ad esempio “Pianto Noisy”, altra sua perla) è la narrazione cruda e senza filtri. Ben distante dal Carl Brave di “Fotografia” o “Spigoli”, pur continuando a tenere coerenza artistica, in “Glicine” si è in bilico tra il sognante e il neorealista. Tra l’amore che gira come una giostra e venti euro e un pippotto. Canzone per chi sperava in un finale da film americano, ma andava bene uguale anche un finale dolceamaro.
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I love you more than you’ll ever know
Artista: Donny Hathaway
Album: Extension of a Man
Anno: 1973
Che voce.
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Giocattoli
Artista: Rancore
Album: Musica per bambini
Anno: 2018
“Giocattoli” è la mia canzone preferita di Rancore e probabilmente l’album che la contiene, “Musica per bambini”, è stato il disco che mi ha fatto innamorare del rap italiano. In questa canzone l’autore prende il punto di vista di tre oggetti di uso comune ― rispettivamente un giocattolo, un rossetto e una sigaretta ― e li impersona, fa finta di essere loro. Rimasi colpito dalla creatività di Rancore e dalla sua capacità di pensare una canzone così fuori dagli schermi e dai canoni del rap in Italia. Non avevo mai sentito qualcosa del genere, non sembrava neanche una canzone quanto più una poesia o un racconto. Già solo questo fu sufficiente per ascoltare altra sua musica. Pian piano ho recuperato i suoi progetti precedenti e sono rimasto aggiornato con quelli nuovi. In tutta la discografia di Rancore ho ritrovato l’estro che ho scoperto con “Giocattoli”, però questa canzone ha qualcosa di diverso.
Di sicuro non è uno di quei pezzi che metti ogni giorno, piuttosto lo dosi con parsimonia. Ma questo non è un problema, anzi. “Giocattoli” è incredibile per l’immaginario che riesce a trasmettere, senza mai cadere nel banale. La scrittura è curata. In questa canzone Rancore usa un linguaggio semplice e lascia da parte il suo ermetismo. L’uso delle parole è l’elemento distintivo di questo pezzo secondo me. Avere una cosa da dire e sapere come dirla in modo originale. Forse questa canzone mi piace così tanto perché, quando Rancore fa finta di essere un giocattolo nella prima strofa, penso sempre al finale di “Toy Story 3” quando Andy dona i suoi giocattoli ad una bambina.
Quest’album è stato la mia colonna sonora nell’estate tra la terza e la quarta superiore. All’epoca essere rimandato in matematica sembrava la fine del mondo, invece non era niente di che. In quelle settimane, in quell’estate che mi ha cambiato la vita, Rancore era lì con me e ogni volta che ascolto quest’album un po’ ripenso a quegli anni. Che bel momento.
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Ladyfingers
Artista: Herb Alpert & The Tijuana Brass
Album: Whipped Cream & Other Delights
Anno: 1965
Anche su questa non vi dico niente, buon ascolto.
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E buone vacanze,
Andrea