Uno dei film italiani degli ultimi anni che più mi ha colpito è senza dubbio “Riccardo va all’Inferno” di Roberta Torre. Una reinterpretazione folle di Riccardo III che prende sputa e cambia alla velocità della luce un’infinità di linguaggi provenienti da ogni angolo della nostra beneamata cultura multimediale, recente e non. Ho pensato spesso al concetto di autorialità e di come, secondo la narrazione riguardo all’audiovisivo di oggi, sembra non esserci. In altre parole (e con altre intendo quelle di Mubi1) alle “Voci Italiane di Oggi”. Beh, Roberta Torre in questo caso strilla. Ti urla in faccia da un megafono colorato luccicante e plasticoso. Alice Rohrwacher invece è il suo esatto opposto.
Alice Rohrwacher è delicata, è sottile, è poetica (anche se detesta questa parola2).
Gira in pellicola, fa film ambientati in campagna e i suoi personaggi a volte parlano lingue diverse.
Ora, come faccio a rendere un’autrice sensazionale il più interessante possibile quando sembra fare di tutto per non esserlo?3 Per le cartoline (grande idea di Andrea) associate ai film di @genze_eventi dividevamo i commenti in “Sinossi” (più serio e istituzional-sembiante) e “Commento Genze” (più asciutto e simpatico). Quindi, per chi ha voglia di un’analisi (assolutamente personale e probabilmente tendenziosa) su alcuni punti salienti del cinema di Alice Rohrwacher legga il “Commento Mubi”4 , chi non ha voglia legga pure il “Commento Criminale”5, sintetica e onesta opinione del sottoscritto. Proviamo così.
Commento Mubi
Alice Rohrwacher nasce nell’81 a Fiesole e blablablabla. Studia alla Holden di Torino e poi fa Lettere, sempre a Torino. Entra nel mondo del cinema quasi per caso, seguendo un amico che faceva documentari ai tempi della Holden; nel mentre svolge piccoli lavori come montatrice. Un produttore la vede e scommette su di lei, facendole fare un film da zero, nonostante fosse alla prima vera esperienza in quel settore. E ci aveva visto giusto.
Commento Criminale
Classica storia romanticizzata delle coincidenze nello spettacolo (non sto piangendo giuro).
Corpo Celeste (2011)
Commento Mubi
Il primo film, che racconta la difficile integrazione della svizzera Marta con la realtà calabra, a cavallo fra la scoperta di un disincantato ambiente religioso e quella della prima adolescenza.
É un cinema degli ultimi, o meglio dei penultimi, che mostra tante cose che di solito si sanno, si immaginano, ma che quasi mai vengono rappresentate. Non a caso il film nasce dalla volontà di fare un documentario sul catechismo in Calabria. C’è di tutto: c’è la soffocante provincialità, l’inebriante cultura di massa, il corrotto potere legato alla religione, le difficoltà di una famiglia numerosa, la genuina ricerca e perdita di sé, altre cose brutte con aggettivi filosofeggianti prima e, non si sa come e perché, speranza.
Commento Criminale
Bellissimo
Le Meraviglie (2014)
Le Meraviglie è la storia di una famiglia, allargata e disfunzionale, che vive nella campagna umbra facendo gli apicoltori e lavorando la terra. Un giorno Gelsomina, la figlia più grande, rimane ammaliata dall’incontro con una troupe televisiva che sta girando uno spot per un concorso sull’autenticità dei prodotti locali.
É un film lento, quasi come se volesse seguire i ritmi della vita in campagna, che tratta i temi della famiglia, della purezza, della necessità di spettacolarizzazione del nostro tempo, della desiderio di uscire e della voglia di proteggere con una sensibilità e in una maniera talmente sottile che ci fa capire di essere di fronte ad una regista formidabile che sembra avere cinquant’anni di esperienza alle spalle.
Commento Criminale
Bellissimissimo.
Lazzaro Felice (2018)
Lazzaro è un ragazzo di una bontà genuina, che lavora (più degli altri), in una contrada di campagna che sembra essere rimasta al feudalesimo, dato che una “Signora del Tabacco“ tiene gli abitanti praticamente sotto schiavitù. Lazzaro conosce Tancredi, il figlio viziato e bisognoso di affetto della marchesa, e ci costruisce un singolare rapporto che si protrae per decenni, fino ai giorni nostri.
Commento Criminale
Bellissimo.
Altro
Omelia Contadina (2020)
Un’opera insieme a uno dei più grandi artisti contemporanei, JR, che fonde il mezzo cinematografico con l’arte site-specific in un messaggio che porta con se moltissimi temi ricorrenti della regista, dall’ecologia al sociale, sempre presenti in un mondo rurale e agricolo.
Quattro Strade (2021)
Corto piccino piccino che racconta i suoi vicini di casa in pandemia.
Futura (2021)
Futura è un film collettivo, con Francesco Munzi e Pietro Marcello, che più di una spettacolarità immediata avrà un utilità nel tempo. Il film prova a documentare le diverse reazioni e umori dei giovani in Italia, i pensieri riguardo il loro futuro con l’ingombro della pandemia di mezzo.
Alcune tematiche e stile (O: Considerazioni non richieste)
La sofisticata (non) estetica del Kitsch
Se c’è una cosa che più di tutte apprezzo che venga rappresentata è la dozzinalità. I feticci della gente, il banale, l’eccentrico. Mi piace vederla, oltre per una fissazione personale, perché è reale, e la vediamo tutti i giorni. Nel cinema delicato di Alice Rohrwacher questo fattore sta in secondo piano, lo si vede sullo sfondo. In una poetica che che cerca di mischiare la magia (specie con il suono) con una quasi totale realtà (con l’immagine) e il contatto con l’estetica di un’arte scadente e vezzi umani è interessantissima. La vediamo nelle fattezze da gioco a premi di un’interrogazione al catechismo, in un portamento da diva hollywoodiana di una presentatrice locale, in un vecchio dai lunghi capelli platinati in una balera.
Il suono e l’immagine
Come ho detto prima Alice Rohrwacher gira in pellicola, la grana si vede ed è piacevole. I personaggi, anche i più strani, sono “veri“. Da come parlano, a come si muovono, sembra che siano parte di un documentario o di un film neorealista. La direttrice della fotografia, Hélène Louvart, svolge un lavoro di questo tipo e a detta della stessa regista girano molto con luce naturale e operano pochissimo in postproduzione. Perfino i movimenti di macchina ricordano dannatamente alcuni vezzi documentaristici. La musica, completamente assente tranne in pochissime scene, assume un valore immenso. Il lavoro che c’è sulle scelte musicali, sulla colonna sonora ma soprattutto sui suoni diegetici6 portano lo spettatore letteralmente in un’altra dimensione.
La prospettiva
Ad un intervento per l’inizio dell’anno alla scuola Holden, Alice Rohrwacher ha spiegato a partire dal quadro sottostante il ruolo della prospettiva. Per mostrare le cose nel modo più reale possibile, disegnavano vedendo le cose attraverso una rete. Il modo più verosimile per rappresentare un’immagine era quindi quello di “ingannare“ l’occhio. Per rappresentare un soggetto nell’ordine di una verosimiglianza c’erano molte condizioni da accettare (fingere di avere un’occhio solo, fingere che il soggetto rappresentato sia congelato e immobile e fingere di essere noi stessi congelati e immobili mentre guardiamo il quadro). E queste condizioni sono in qualche modo delle negazioni della realtà. Si tratta in soldoni di “regole” da seguire per una corretta lettura/scrittura di informazioni.
Non lasciatevi ingannare dalla voce angelicata o dalla grande sensibilità artistica, la visione di Alice Rohrwacher è ben definita, ha fatto i conti con la “rete” che separa il soggetto dall’artista. Ha stabilito delle personali regole da negoziare per l’accettazione della sua verosimiglianza. Così i messaggi che vuole veicolare arrivano. E pestano, pestano forte.
Commento Criminale
Mubi dacci i soldi. Forse facciamo un podcast.
Seba
Mubi non ha sponsorizzato questo articolo, e con tutta probabilità non sa manco che esistiamo :(
In un intervento alla scuola Holden, dice che «i primi nemici delle cose sono il loro aggettivo (…) il più grande nemico del vero è il verosimile, il più grande nemico della poesia è il poetico» (poesia e verosimiglianza sono due concetti fondamentali nel cinema di questa autrice n.d.r.)
Forse non devo
Richiesta di sponsorizzazione puramente casuale
Da “Franchino ErCriminale“, noto per le sue recensioni sbrigative e totalizzanti
Suoni presenti all’interno della storia del film
immagini di corpo celeste fisse nella testa