Un compleanno in corsia
Sigla di “Un detective in corsia”: TU-DUM dudu dudu duduuu
Il racconto di questa settimana tratta il ricovero che ho subito dal 21 al 29 marzo e del mio fortunato compleanno festeggiato il 26. Questo diario di bordo è in ordine cronologico e suddiviso per giorni, se risulta noioso prendetevela con Dick Van Dyke e le repliche di Canale 5.
GIOVEDÌ 21
In principio (lunedì) era il Verbo (la febbre), e il Verbo era presso Dio (press me) e il Verbo era Dio.
Al quarto giorno di sofferenze mi sono svegliato dai dolori alle 5 del mattino, l’anti-ora del tè. Buttando giù mia madre dal letto, l’ho pregata di portarmi in ospedale, in quanto l’emicrania mi accecava e le gambe non mi reggevano.
Non ho fiato, mi ancoro con i gomiti al triage del pronto soccorso per non cadere. Ho 39 di febbre, codice verde, non critico.
In ambulatorio ci sono io in sedia a rotelle e una donna incinta, è il motociclo della vita.
Il medico di turno procede immediatamente con i test neurologici, prelievi di sangue e un elettrocardiogramma, ma i risultati non sono chiari ed il dolore s’intensifica.
Verso le 13 vengo accolto in ambulatorio da una dottoressa che mi chiede se so perché lei è qui, ed il motivo è semplice, c’è il sospetto che io possa avere un’encefalite/meningite, quindi bisogna procedere con la puntura lombare, un prelievo di liquido cerebrospinale alla base della colonna vertebrale, per la quale serve il mio permesso.
Dopo questa si viene immobilizzati in posizione supina per circa 8 ore, consigliate 12, meglio se 24, in modo tale da evitare infezioni o complicazioni legate alla puntura.
Solo un’ora dopo però, decido di eseguire il test del cliente maleducato e mi vomito addosso, non un buon inizio. Il resto del giorno procede tranquillamente e vengo trasferito nel reparto di neurologia in isolamento, ma la notte la passo in bianco a causa dei dolori alla schiena e l’assenza di un topper (Barbieri segna tutto).
VENERDÌ 22
La febbre non scende, mi vengono prelevate 10 fiale di sangue e la tensione è alta, non posso uscire dalla stanza e anche se potessi, solo appoggiando i piedi per terra sento i muscoli delle gambe bruciare come se avessi appena finito una maratona. Per la prima volta mangio qualcosa ma le ore non fanno altro che scandire le flebo di fisiologica alternate a quelle di tachipirina, non mi posso muovere, il carica del telefono è troppo corto ed io sono preoccupato.
SABATO 23
Arrivano i primi risultati e al 99% sono fuori pericolo per quanto riguarda una possibile encefalite o meningite che sia, questo vuol dire che posso uscire dalla quarantena. La causa dei miei dolori è ancora incerta, si sospetta sia comunque di tipo virale ma non si riesce ad identificarne la provenienza. La febbre sta rientrando ma continuo ad avere un dolore inspiegabile agli arti, un continuo senso di bruciore al minimo sforzo che non mi permette di stare troppo lontano dal letto. Ma se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto, infatti, liberano la stanza singola di quarantena per portarmi in una doppia dove incontro quello che sarà il mio compagno di sventure, tale signor Ciro (nome fittizio e di fantasia in Veneto) di 76 anni. Alla sera avremo modo di fare bonding davanti a una puntata di Affari tuoi, programma mai visto in vita ma che lui non si perde mai.
DOMENICA 24
Per chi non fosse un avido frequentatore di strutture ospedaliere, è normale che il fine settimana passi senza che accada nulla, niente visite e niente esami a meno che non vi sia un'emergenza, tutto passa sotto i radar.
A pranzo mi delizio con un pollo alla cacciatora sopra le aspettative, voto 8, peccato che il mio compagno di degenza, che stava mangiando a letto, dal nervoso che gli provocava l’essere limitato nei movimenti a causa della flebo, continuava a dare tironi col braccio quasi con l’intenzione di strapparsela di dosso. L’ho quindi raggiunto di corsa per avvicinare il palo che reggeva la flebo e spostare il tavolino a suo favore, in modo da calmarlo e poter chiamare le infermiere per verificare che fosse tutto apposto.
Il resto della giornata l’ho trascorsa in stato di grazia davanti la tv, con il mio corpicino fragile che è riuscito a spingersi fino alla sala comune, dove ho guardato in ordine: la superpole race di Superbike a Catalunya, il gran premio d’Australia di F1 e il gran premio del Portogallo della MotoGP. Ringrazio Corma e Andrea che mi hanno fatto compagnia commentando le gare per messaggio.
Si chiude la giornata sempre con Ciro, ma questa volta invece di Affari tuoi, c’è la temibile amichevole Ecuador-Italia (0-2), con gol di Pellegrini e Barella.
LUNEDÌ 25
Ricominciano le visite e per la mia camera passa una dottoressa che non ho mai visto e come tutti gli ultimi dottori sembra senza idee su cosa stia succedendo, mi dice che per le gambe potrei portare della calze contenitive, mi chiede se ho qualcosa di simile a casa e propongo i calzettoni da calcio, mi guarda ed esce dalla stanza.
A pranzo oggi abbiamo avuto pane carsico e pasta al ragù con secondo di polpette, più precisamente 3 polpette, più le 3 polpette che mi ha regalato Ciro dal momento che si è fatto portare pane e salame da casa, oltre che una bottiglia da un litro e mezzo di Fanta. Faccio una visita reumatologica, con esito sempre incerto, Ciro sta 40minuti al telefono con sua moglie, o il suo “amore” come la chiama lui, finisco di leggere “Il processo” di Kafka e vado a dormire alle 9 e 20 (finito Affari tuoi).
MARTEDÌ 26 (Compleanno)
Cominciamo la giornata con un bel prelievo di sangue, al 5 giorno di degenza ho finito le parti del braccio da bucare e questa volta sento dolore, sarà il passare degli anni o il fatto che il corpo umano non è fatto per essere infilzato quotidianamente?
Pensavo di consolarmi con la colazione ma Ciro fa un salto, uno zompo giù dal letto e prende il vasetto di marmellata del mio vassoio, gli dà una leccata ed esclama “Che merda”, penso senza malizia ma sta di fatto che ho bevuto solo tè quella mattina. Poi doveva restare a digiuno perché aveva la risonanza magnetica ma vabbè.
Questo è il giorno più duro, gli esami sono inconcludenti e nessuno sa neanche cosa cercare, senza la febbre vorrei solo andare a casa ma se non scopro perché ho male alle gambe come faccio, come faccio a stare in piedi 10 minuti alla volta prima che mi debba appoggiare da qualche parte. Il pomeriggio cerco di dormire per far passare il tempo mentre aspetto l’ora di visite permessa dal reparto, non è per niente una bella giornata.
Alle 6 sono in corridoio che cerco di intravedere se sta entrando mia madre, che è venuta su con i regali suoi, di Jo e di Claudia, più il più classico dei cabaret di paste che le avevo chiesto di prendere per il personale di turno presente quella sera. Tutto procede bene, la cena come al solito arriva alle 18:15 ma non faccio tempo a finire il petto di pollo con purè di patate che entrano in camera Checco e Michelle, due miei amici e colleghi di lavoro che mi portano gli auguri di pronta guarigione da tutto il negozio e che volevano passare per farmi gli auguri, stiamo insieme fino alle all’orario di fine visite e un pelo di più perché gli infermieri sapevano che era il mio compleanno, ci salutiamo e la giornata finisce con due infermiere che vengono a cantarmi “tanti auguri” in sala comune mentre sto guardando Italia-Turchia under 21 con Ciro.
MERCOLEDÌ 27
È un giorno strano, comincio a sentirmi meglio pur essendo affaticato, durante la visita del mattino arriva un’altra dottoressa che mi vede per la prima volta e non mi dice niente che già non so. Domani mattina ho prenotata la risonanza magnetica e allo stesso tempo ho sia paura che trovino qualcosa che non trovino niente, è dall’ultima volta che sono stato ricoverato che sento qualcosa che non va. Quando sono entrato speravo che questo virus fosse la causa scatenante che potesse mettere in luce il mio problema ma non ne sono più così convinto. Il sole dei giorni scorsi è rimpiazzato da un cielo grigio ricoperto di nuvole, una buona rappresentazione di quello che è stata la giornata di oggi. Mia madre è arrivata per cena e ho visto Affari tuoi prima di andare a letto.
GIOVEDÌ 28
Sono sveglio dalle 4 perché Ciro si è svegliato alle 4 e ha voluto farlo sapere a tutti, la risonanza è alle 10 però mi chiamano alle 8, mi trasportano al piano terra e devo resistere l’urgio di addormentarmi dentro il macchinario più rumoroso del mondo, forse le persone su tiktok che usano il white noise non dicono cazzate in fin dei conti. Torno di sopra, pranzo e nel pomeriggio ho l’esito degli esami, tutto negativo, pure la risonanza, quindi non c’è più motivo per me di essere ricoverato in neurologia, il progressivo miglioramento delle mie condizioni senza assumere niente di particolare indica che il resto lo posso fare da solo.
La sera viene a trovarmi il mio amico Marco, che come il professore interpretato da Paul Giamatti in “The Holdovers” mi regala non ironicamente (non avendo visto il film) “Pensieri” di Marco Aurelio. Domani potrei andare a casa ma non sono contento.
VENERDÌ 29
Appena sveglio ho un colloquio con la dottoressa che mi ha ricoverato, si pensa che io abbia contratto un virus di cui l’origine, come nella maggior parte dei casi, è sconosciuta, e che le difficoltà motorie siano state dovute ad un caso di infiammazione fine a se stesso provocato dal virus che ha trovato terreno fertile in un soggetto immunocompromesso come il sottoscritto.
Dovrei guarire da solo a questo punto, niente terapie extra e ricomincio quelle che già stavo seguendo. Mi faccio un ultima pasta al pomodoro prima di chiudere i borsoni e tornare finalmente a casa.
Sono molto stanco e fondamentalmente scoraggiato di non aver trovato risposte a niente, è positivo che stia meglio ma se un banale virus mi tiene in scacco per due settimane vuol dire che ce qualcosa che non va, vorrei essere paranoico ma purtroppo non lo penso solo io. Il giorno prima di ammalarmi ho detto a Juan che non voglio più farmi condizionare dal mio stato di salute, che non deve essere un limite, oggi lo penso ancora perché anche in questo caso non ci potevo fare nulla, è successo ed oggi sono libero, questo è l’importante.
Simon