Lei si avvicina a lui, gli mette una mano dietro il collo e lo bacia con passione. Io sto leggendo il menu all’Archivio 62. Piatto del giorno: fregole con limone, pesto e pomodorini. Mi passa una cameriera vicino. Sta aspettando qualcuno o è da solo?
Sono da solo.
La cameriera sbaracca l’altra tovaglietta. Prima che se ne vada, le chiedo Scusi, cosa sono le fregole?
Sono un tipo di pasta lunga.
Ok, d’accordo. Allora prendo queste fregole, per piacere.
E da bere?
Una Coca Zero, grazie.
Intasca il bloc notes nel grembiule e se ne va.
Fuori la ragazza sta tenendo il ragazzo per le guance e lo fissa dritto negli occhi. Vedo entrambi di profilo come nella copertina di “Una donna per amico” di Battisti. La ragazza ha un brillantino sull’indice.
Mi ami o no?
Ha dello smalto rosa chiaro con una linea bianca sottile sulla sommità dell’unghia. Lui è vestito di nero da capo a piedi. Air Force 1 nere. Calzini neri. Jeans skinny nero. Maglietta senza niente sopra nera. Tutto nero. In una sedia libera del tavolino c’è il suo zaino dell’Eastpak nero, lei ha una borsa Michael Kors.
La sua Coca Cola.
Ringrazio abbassando il capo. È un’altra cameriera. Capelli neri raccolti da una molletta e occhi verdi. Ha delle lentiggini su naso e guance. Ha una parannanza a linee e quadri come Mondrian e ha una targhetta col suo nome all’altezza del seno. Vorrei leggere ma non voglio fare una figura di merda. Magari mi coglie con le mani nel sacco e perdo la faccia.
La pasta arriva subito.
Il ragazzo entra e va a pagare. Tira fuori la carta dal portafogli (indovinate di che colore) e tamburella le dita sul bancone. La ragazza è seduta fuori. Sul loro tavolino una Fanta e una lattina di Fuze Tea alla pesca tutta accartocciata. Vedo arrivare la cameriera dai grandi occhi verdi di prima con un piatto in mano. Sta venendo verso di me.
Ecco a lei, buon appetito.
Sembra la pastina della minestra, questa non è una pasta lunga. C’è scritto Olivia F. sulla targhetta. Ha degli orecchini con un punto luce. Mi fermo a guardarla per un secondo.
Il ragazzo e la ragazza fuori adesso si tengono per mano sotto al tavolo, lui le carezza piano il dorso della mano e lei gli fa il solletico sotto al mento. Sempre il brillantino sull’indice, lo continuo a guardare fino a perdere cognizione della distanza tra me e loro. Mi giro per guardarmi intorno e non c’è più niente. Non ci sono più i tavolini, non c’è più il bancone, non c’è più nessuno. Anche la coppia fuori è sparita. Il locale è vuoto. Sento un violino, il violino più piccolo del mondo, che sta suonando “Le quattro stagioni” di Vivaldi.
Primavera, estate, autunno, inverno? Boh, non lo so. Sento un tip tap di tacchi alle mie spalle e mi giro. C’è una donna con un abito da sera rosso shocking che mi sta venendo incontro. I capelli neri le scendono fin lungo le spalle e al collo ha una collana di perle. Mi tiro un pizzicotto. Abbasso lo sguardo e fisso il panneggio affusolato del vestito.
Olivia?
Riconosco i suoi occhi verdi e le sue lentiggini. Mi alzo in piedi ma non mi muovo dal tavolino, anche il piatto di fregole è sparito. Lei si avvicina a me e mi bacia sulla guancia. Sento lo stampo del suo rossetto. Profuma di liquirizia e bambù. Mi sorride, poi mi mette le mani sulle spalle e mi guarda senza dire niente.
Facciamo un valzer, le dico. La prendo sottobraccio e sale il suono del violino. Dopo i primi un due tre non la vedo più e i ricordi si fanno annacquati. Mi metto a piangere seduto in un angolo e l’occhio di bue punta su di me. Sento risate feroci dal pubblico.
Sul tavolino fuori è rimasto un bicchiere con un dito di thè. La coppia se n’è andata veramente.
Finisco l’ultimo boccone di fregole e ordino una crema caffè. Olivia F.
Strappo un foglio dall’agenda e le scrivo un bigliettino. Sul bigliettino c’è scritto questo:
Sei molto carina. Ci prendiamo un gelato quando stacchi?
Bisous,
Andrea
xoxo <3