Introduzione
«Ciao Abue, volevo farti delle domande. In realtà ieri le ho fatte anche a mio padre. Non sono Silvano Agosti, ma vorrei capire come una persona di 87 anni percepisca l’amore. Vorrei registrarti, non per qualcosa in particolare, ma se non te la sentissi dimmelo».
«Come?». Rispose mio nonno avvicinando l’orecchio buono verso di me.
«Posso registrare la tua risposta alla mia domanda?». Risposi alzando la voce per essere sicuro mi capisse.
Abue
Una persona lucida, con qualche dolore fisico, qualche problema d’udito e di postura come conseguenza di una vita passata davanti al computer. Più alto della media, con un viso trapezoidale, le labbra sono sottili e dagli occhi scavati. I capelli sono bianchi da quando ne ho memoria e gli ricoprono tutta la testa. Non solo i capelli ma anche le ciglia, le sopracciglia e i tre peli che si ritrova sul bordo della bocca sono candidi.
Si sveglia ogni giorno alle 4, mette una vestaglia, scende in cucina, va verso il giardino interno, dove tiene la cyclette e pedala un ora. Si prepara la colazione, va in studio, mette le cuffie e sta al computer dove legge le notizie fino alle 8. Torna al piano di sopra, da un bacio sulla fronte a nonna che sta ancora dormendo ed entra in doccia. Mette una camicia a righe o a quadri, infila nel taschino due penne, un portamine, una gomma e un taccuino. Indossa dei pantaloni color khaki larghi, si infila le bretelle, le scarpe e torna giù. Prepara un caffè e torna al computer. Un uomo di scienza, estremamente credente, pacifico, che non ha mai avuto il coraggio di alzare le mani sui suoi figli, che preferisce il dialogo e che ascolta quando si rende conto dell’inutilità delle sue parole.
Nuovo memo 17
U: «Stiamo registrando. Okay la domanda è semplice ma la risposta potrebbe essere complessa. E la domanda è: In quale momento hai capito di essere innamorato di Abuelita?».
A: «Com’era la domanda?».
U: «In quale momento hai capito di esserti innamorato di Abuelita?».
A: «In quale momento l’ho capito? Allora… è successo che, beh lei vi ha già raccontato più volte come ci siamo conosciuti, no?».
U: «Sì».
A: «Diciamo che la sua “figura” ha attirato la mia attenzione, e siccome sono un po’ timido non le ho parlato subito, sono passato da quelle parti per comprare dei libri e lei era nel negozio vicino. Non è che in quel momento io mi fossi innamorato, mi sembrava molto interessante e quindi ho rifatto la stessa strada, e così la rifeci altre volte, per un po’ di giorni. Dopo un po’ che ho iniziato a parlare con lei le ho chiesto il permesso affinché chiedesse a suo padre se mi dava il consenso per entrare in casa. In quel momento era solo per conoscerla, capire quali fossero i suoi modi, i suoi comportamenti e conoscere la sua famiglia. Da un momento all’altro ci siamo presi per mano… e quello è stato… mmh, hahah. Ci… sì, da lì abbiamo iniziato a prendere la situazione in maniera più seria. Ma ci abbiamo messo del tempo, perché camminavamo ed ero molto timido, non posso dire di essere una persona avventata, no no. E vabbè camminando ci siamo presi per mano in uno di quei momenti e, uff quel momento è stato… è stato molto bello».
U: «Quindi tu in quel momento hai capito che era LEI?».
A: «E io in quel momento ho capito che quella era la persona. Passando il tempo i suoi mi hanno iniziato a invitare a mangiare più spesso, e io pure la invitavo a casa a mangiare e a tutti è sembrata molto interessante. Non c’è stata alcuna forma di rifiuto da parte di nessuna delle famiglie. Però sì, quelle camminate, dove chiacchieravamo, anche se poco ci hanno dato la possibilità di capirci… ma quando ci siamo presi per mano uhif! Quello è stato… almeno per me hahaha, mi…» (non ha finito la frase, si è passato la mano sul cuore).
U: «E non ti è mai venuto un dubbio?».
A: «Da quel momento in poi no. Lei ha avuto più dubbi, perché? Perché io ero più silenzioso, allora questo le faceva venire dei dubbi, che comunque con il tempo sono svaniti a forza di andare da lei e di raccontarci tante cavolate. Lei mi raccontava che lavorava per raccogliere soldi e andarsene, perché voleva tornare a casa e quindi non era convinta di voler rimanere qui. E poi a un tratto non le interessava più lavorare per tornare da dove veniva, e quindi lì mi sono detto: vediamo se avrebbe il piacere di sposarmi».
U: «Tu e io abbiamo sempre parlato di scienza, mi aiutavi con i compiti di matematica, a studiare fisica e chimica ma non abbiamo mai parlato di queste cose, non così almeno. E quindi vorrei farti un'altra domanda: se tu dovessi descrivere l’amore che parole utilizzeresti?».
A: «Con che parole potrei descriverlo? Hombre non ho una descrizione che ritenga giusta però… si arriva a un certo punto, quando si sta con la persona che ci piace, che si sente il proprio cuore che va a un ritmo irragionevole e quando bisogna staccarsi si sente il cuore che inizia a saltare dei battiti, come un aereo al momento dell’atterraggio che inizia a balzare o quando si passa troppo tempo senza vederla il tempo si dilata e si sente un buco nello stomaco, e l’aria per riempire i polmoni non basta più. Forse questo lo potrei interpretare come amore. Non ho una definizione, non saprei proprio».
U: «Che consiglio mi lasceresti per non far mai appassire l’amore?».
A: «Bene… credo ci siano due cose molto importanti no? La prima è imparare ad ascoltare l’altra persona, che è una cosa molto difficile. Imparare ad ascoltare e farsi anche ascoltare, perché non può essere unidirezionale. E secondo, Cercare di risolvere qualsiasi diverbio, qualsiasi incomprensione, dirsi le cose se ci sono comportamenti dell’altro che possono dare fastidio, senza però voler cambiare l’altro e non aspettare che passi troppo tempo, perché delle crepe potrebbero trasformarsi in dei burroni».
Abue II
Non mi ha quasi mai guardato in faccio durante le sue risposte, aspettava di finire per guardarmi. Ha sorriso tutto il tempo mentre parlava di mia nonna.
Uan
Mi sono commosso un sacco, e ba bene abue e mio padre