C'è tutto al mercato di Padova durante il periodo natalizio. Per raggiungere il centro, mi basta attraversare il semaforo di corso Milano e seguire il lungo tappeto rosso che dalla farmacia porta a piazza dei Signori. Camminandoci sopra, per un piccolissimo istante i passanti sfilano per un film fuori concorso al festival di Venezia. Anch'io sono pronto per la passerella. Un momento di gloria interrotto quando giungo davanti alle vetrine di Spazio Tindaci. Tende ondulate di velluto rosso che fanno da sfondo a degli abiti neri mi catapultano nella Red Room lynchiana. Ne sento quasi il motivetto, e un nano parlare al contrario.
Tirandomi lo sciarpone fin sopra al naso, metto in cuffia l'intera playlist di The Nightmare Before Christmas, come di consueto faccio quando si sta per avvicinare il Natale.
I mostri non ci sono, e gli incubi mai più
E tutto sembra bello come un cielo sempre blu
Io sento il dolce suono di canzoni intorno a me
Profumo di biscotti, odore di felicità
Nei pressi di un panificio l’aroma degli sfornati mi fa volteggiare in aria come un personaggio dei cartoni animati catturato dalla scia profumosa di una torta di mele appoggiata sul davanzale. Passo davanti al negozio di vinili. Le gigantografie dei Beatles mi scrutano con fare accusatorio, come per dirmi ‘‘e tu che cazzo hai fatto, stronzo?’’. Tutti tranne Ringo, che sorride. Grazie Ringo. Siate tutti un po’ più Ringo.
Proseguo fino al negozio di giocattoli, dove fantastico nel comprare una cinepresa fatta in Lego, dalla cui uscita posteriore straborda una pellicola. Ogni frame corrisponde a un classico Disney.
Ohibò il red carpet è terminato. Non sono arrivato in Sala Grande ma bensì in piazza dei Signori, soffocata dai mercatini. Poco più in là, in piazza della Frutta, vendono vestiti di dubbia qualità, anche se l’insegna dice 100% cachemire. In piazza delle Erbe invece c’è la frutta che avrebbe dovuto stare in piazza della Frutta. Contrariato da questa difformità, vado diretto al Capitanio, dove sono presenti bancarelle più tradizionali. L’ideale per comprare un regalo a mi’ ma’ e a mi’ pa’, e perché no anche ai miei nonnini.
PRIMI STAND
Vendita prodotti tipici dei colli euganei. Piante grasse espositori. Lavorazione metalli. BocciatiH, bocciatiH, non li guardo neancHe.
PROSEGUENDO
Incensi Satnam e Gurudev.
Un bel portaincenso con un piccolo Buddha appollaiato in una delle due estremità. Nessuno mi impedisce di comprarlo, e il prezzo è ragionevole. Prendo pure degli incensi aromatici al patchouli. Sembrano dei grossi mikado con sopra della granella di nocciole. Mentre pago guardo Krishna in uno dei suoi tanti occhi.
Libri usati. Riviste storiche sulle dittature europee. Sua eccellenza il pelatone di fianco al baffino, lo scemo di Berlino. Storia illustrata: Goering, dal potere al suicidio. I comunisti nella storia d'Italia. JFK: Morte di un presidente. China's food. I maestri del colore: Longhi, Matisse, Rembrandt.
L’ultima volta che son passato di qui c’erano La gaia scienza di Nietzsche e il Simposio di Platone, edizioni dell’avanti cristo incrostate di boh cerume di orco, in vendita a una cifra irrisoria. Ora non ci sono più. Mi mangio le mani.
Le creature d'argilla. Sciccherie luccicanti con tutti gli ori, i money e le bigiotterie.
Borse e cinture di pelle. Caro presidente, fermi la strage degli animali selvatici.
Vin brulé: 1% vin + 1% brulé + 98% saccarosio = 100% diabete.
Mi sale la nausea e vorrei sciogliere le pasticche digestive per farmela passare. O vomitare davanti a tutti. O dentro al calderone di quell’avvelenatore di bambini.
Il Natale ronza dentro me
Nel mio teschio confusione c'è
Quante cose accadono, non so
Che spiegarmi un giorno io dovrò
Tra le dita tutto sfugge via
Come neve, come una bugia
Babbi natali e renne decorative. Tazze, tazzine, casettine varie. Pigne. Le pigne sono un must. Cornici di legno. Mongolfiere. Lupin terzo. Snoopy che guarda il cielo, malinconico sognante. Un cuoricino si disperde nell’atmosfera. Lampade artigianali fatte con catorci metallici, a forma di robottini, dalle dimensioni variabili. Sciarpe e foulard. Vorrei un cappio colorato alla Lucio Battisti ma il venditore mi dice che sono da signora e io non sono una signora, tantomeno una con tutte stelle nella vita. Pipe, pipette, pipponi. Da Sherlock Holmes a Gandolf Hitler. Degli acchiappasogni roteanti scacciano via tutti i pensieri. Conserve e marmellate gnam. Candele profumate a forma di rose rosse, rose gialle, rose blu (qual è il significato della rosa blu?), di boccali di birra belli schiumosi, straripanti, di pandori, muffin, cannoli siciliani, di piccoli Buddha. L’illuminato scomodato per la seconda volta. Pagani.
L’AGGIUSTAGIOCATTOLI
Tra lo stand che vende cappelli e quaderni rilegati a mano e quello del soffiatore di vetro, nell'angolo più remoto del mercato, vicino alla Yarda, si trova Guido, l'aggiustagiocattoli.
Non so cos'è
Ma capita a me
Non fugge più via
La fantasia
«È brutto per un bambino non avere un gioco durante le feste. Mi ricordo quando ero un bambino io, se non ricevevi il gioco ci rimanevi molto male. Ma anche per i genitori che non se lo possono permettere».
Guido è in pensione dal 2011. Prima lavorava come caporeparto al controllo qualità di Alitalia. «Il giocattolo è abbastanza semplice rispetto all'aereo. Basta avere un po' di manualità, anche se la responsabilità non è minore. Perché il giocattolo va in mano a un bambino, quindi lo devo controllare tutto».
Sul suo banco da lavoro un cacciavite e un piccolo saldatore. Davanti, dietro e tutto intorno, solo giocattoli: macchinine, trenini, ruspe, peluche, Cicciobello che ha la bua e vuole te, una sfilza di barbie, l'immancabile cavallo a dondolo e addirittura Emiglio il meglio.
Faccio per andarmene, quando arriva un cliente insolito per Guido. Un’anziana signora, con dei grossi ciondoli dorati come orecchini, le sopracciglia disegnate a matita e l’ombretto sbavato dalle lacrime. C’è qualcosa di decadente ma allo stesso tempo affascinante in lei. Vederla in quello stato mi fa salire una pena pirandelliana. Ha con sé una bambola di stoffa, ma con la testa in porcellana, bellissima nel suo essere inquietante, con quegli occhi vitrei spalancati e il sorrisetto beffardo. Nell’altra mano un braccio penzolante. Guido la rassicura, dicendole che non è niente di grave. A tutto c’è rimedio, e dopo averle offerto un fazzoletto, si mette al lavoro. Tira fuori da sotto il banco da lavoro una grossa cassetta per gli attrezzi multilivello. Dallo scompartimento principale fa uscire una specie di pressa, in cui inserisce la bambola, posizionandola con cura, in posizione orizzontale. Come se fosse in sala operatoria, le copre il corpo con un telo verde, eccezione fatta per la spalla monca. Nel vedere la simpatica professionalità di Guido, alla signora ritorna il sorriso. «Sa, da piccola i miei genitori non hanno mai voluto che io giocassi con le bambole. Volevano a tutti i costi un maschio, e dopo che sono arrivata io, non si sono dati per vinti. Mi hanno cresciuta secondo la loro idea. Avere una casa per le bambole è rimasto il mio sogno più grande. Questa splendida creatura è la mia preferita. L’ho trovata curiosando in un’antica bottega di Venezia. È stato amore a prima vista, da allora la porto sempre con me». Soffocando gli ultimi singhiozzi rimasti, gli chiede quanto tempo ci sarebbe voluto. «Non si mette fretta all’arte, madame. Ma a occhio e croce, essendo una ferita da poco, direi due minuti al massimo. Mi cronometri pure se non mi crede». La signora trattiene un risolino sotto i baffi, una liberazione nervosa. Da una tasca laterale della cassetta, l’aggiustagiocattoli prende ago e filo. Dall’altro lato i suoi occhiali da lavoro, dotati di molteplici lenti, in modo da poter vedere con maggiore precisione il suo obiettivo. Filo entrato al primo tentativo. L’operazione può avere inizio. E zic zuc zac, in men che non si dica ogni fibra del braccio penzolante della bambola ritorna avvinghiata al proprio corpo. «Ecco qua, come nuova». «Oh, grazie al cielo». «Questa principessa è stata coraggiosissima. Non si è mossa di un millimetro, e non ha detto un Ah». Nel riconsegnarla alla sua proprietaria, Guido le sfiora un dito. Un battito mancato, poi uno più forte.
Mia cara amica dimmi se
Posso restare accanto a te
Fra quelle stelle leggo che
Il tuo destino
A me vicino
Ha scelto noi
Ed ora siamo qui
Per sempre in due, così
Vais